Cosa fa l’Unione europea per la salute delle donne? Nell’ambito del programma Horizon 2020, rientrano i due progetti, MyPeBS e RISCC: il primo, il cui obiettivo è promuovere una strategia di screening del cancro al seno basata sul rischio; il secondo, un programma di screening cervicale basato sul rischio e sull’evidenza e validato attraverso applicazioni mobile e digitali.
Il 28 maggio è International Day of Action for Women’s Health – la Giornata Internazionale di Azione per la Salute delle Donne e l’Agenzia europea per la Salute e il Digitale (HaDEA), istituita a febbraio 2021 e operativa dall’aprile dello stesso anno e incaricata della gestione dei programmi di lavoro annuali del programma EU4Health (“Ue per la salute”), ha ricordato sui social media i due progetti all’attivo.
Con la pandemia globale, la salute è diventato un pilastro fondamentale nell’agenda della Commissione europea e, allo scopo di rispondere alle sfide che il Covid-19 ci ha posto di fronte, l’Unione europea ha avviato il programma EU4HEalth per il periodo 2021-2027, investendo 5,3 miliardi di euro in quattro azioni principali: migliorare e promuovere la salute nell’Ue, affrontare le minacce sanitarie transfrontaliere, migliorare i medicinali, i dispositivi medici e i prodotti rilevanti in caso di crisi (tra cui fornire i farmaci e i dispositivi a prezzi accessibili), potenziare i sistemi sanitari e l’uso delle risorse, rafforzando i dati sanitari e la cooperazione tra i sistemi sanitari nazionali e migliorando l’accesso all’assistenza sanitaria.
Cosa prevedono MyPebs e RISCC?
MyPebs è un progetto di ricerca internazionale finanziato dell’Unione europea che coinvolge 27 partner in 8 Paesi (Belgio, Stati Uniti, Francia, Israele, Italia, Paesi Bassi, Regno Unito e Spagna) e che punta a valutare l’efficacia e la fattibilità di uno screening personalizzato per il cancro al seno, basato sul rischio personale di sviluppare il cancro al seno di ogni singola donna. I ricercatori si sono posti una domanda, cui lo studio intende rispondere: «è meglio personalizzare il metodo e la frequenza dello screening mammografico in base al rischio individuale della donna?».
Ai fini della ricerca, verranno coinvolte 85.000 donne (ad oggi, hanno già aderito in 20.000 – si legge sul sito del progetto): lo studio metterà a confronto l’attuale strategia standard di screening mammografico con una strategia personalizzata, che esamina le donne con un alto rischio di cancro al seno con maggiore frequenza, e le donne con rischio più basso con minore frequenza. Come spiegano le pagine del sito del progetto, «le donne non sono tutte uguali: ogni donna ha un rischio diverso di sviluppare il tumore al seno, che dipende da fattori genetici, storia familiare di tumore, e condizione ormonale». È possibile candidarsi come volontarie e partecipare al programma di ricerca: sul sito del progetto ci sono tutte le informazioni che è possibile reperire.
Il progetto RISCC, che sta per “Screening basato sul rischio per il tumore della cervice”, è un consorzio multidisciplinare di ricercatori nel campo dell’HPV (Papilloma Virus), dello screening e della vaccinazione contro il virus. L’obiettivo del progetto è sviluppare e valutare il primo programma di screening basato sul rischio per il tumore della cervice uterina, fornire strumenti di attuazione in modalità open source e contribuire ad eliminarlo in Europa. L’obiettivo del progetto è dunque quello di fornire uno screening «più efficace e più efficiente», adottando un approccio basato sui rischi individuali e indirizzando le risorse di screening alle persone più a rischio. Per i ricercatori del progetto RISCC, è proprio l’individuazione del rischio individuale – e quindi differenziando i protocolli e migliorando lo screening unico – che consentirà di fare un passo importante nell’eliminazione del tumore alla cervice uterina.
Per darvi qualche dato, il Papilloma Virus è il principale responsabile del tumore del collo dell’utero, quest’ultimo il quarto più comune nelle donne in tutto il mondo, e il secondo agente patogeno responsabile di cancro nel mondo. Nell’invitare la popolazione alla vaccinazione, l’Oms ricorda che solo in Europa il tumore al collo dell’utero viene diagnosticato ogni anno a più di 66.000 donne e più di 30.000 perdono la vita.
Nel biennio 2019-2020, 20 Paesi europei hanno vaccinato oltre il 50% delle ragazze adolescenti e 8 Paesi sono stati in grado di raggiungere l’80% della copertura vaccinale. L’Oms riporta come, nonostante le campagne vaccinali dimostrino la possibilità di prevenire il tumore grazie alla vaccinazione (come è il caso dell’Inghilterra), la vaccinazione per HPV in Italia nelle ragazze sia al di sotto della soglia prevista dal Piano Nazionale di Prevenzione Vaccinale (95% a 12 anni). Le stesse difficoltà si riscontrano anche a livello regionale, per cui nessuna delle Regioni italiane nel 2020 ha raggiunto l’obiettivo del Piano.
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