
Youtube ha smontato lo stereotipo che noi donne guardiamo sempre e solo video sui contenuti di bellezza, moda o make-up. Secondo i dati della ricerca di marzo 2017, nei periodi gennaio-dicembre 2015 e gennaio-dicembre 2016, le donne in età lavorativa dedicano il doppio del tempo a guardare video sulle attività imprenditoriali e il triplo sulle piccole imprese, sull’economia e sui servizi aziendali.
I dati di Youtube fotografano donne e mamme millennials più consapevoli della nostra forza-lavoro e abbiamo spianato la strada alla nuova era del #FemaleTalent (un po’ la versione 2.0 di Rosie the Riveter).
Dalla ricerca emerge, inoltre, che noi donne oggi vogliamo approfondire le nostre conoscenze professionali e per questo lo facciamo anche attraverso video didattici, almeno per il 50% in più rispetto agli uomini.
La nuova era del female talent ha cambiato anche il modo di essere mamme.
Secondo una ricerca di Google e Ipsos Connect del settembre 2016, le neomamme millennials, infatti, mettono al primo posto sia la realizzazione personale che il proprio ruolo genitoriale e il 67% ha continuato a coltivare le proprie passioni personali dopo la nascita dei figli. Siamo donne imprenditrici e libere professioniste in grado di muoverci nel digitale e nei tempi giusti, fuori e dentro il posto di lavoro. Spazio allora all’empowerment femminile e via libera a passeggini e biberon a fianco alla scrivania, proprio come succede al Parlamento europeo.
In Italia, nonostante il Jobs Act autonomi preveda maggiori tutele a favore delle neomamme libere professioniste (dal congedo di paternità esteso anche per i papà all’indennità di maternità), noi donne subiamo ancora la differenza salariale di genere. Secondo i dati dell’Osservatorio JobPricing, infatti, la rendicontazione annuale lorda (Ral) delle donne è di 27.228 euro rispetto a quella degli uomini di 30.676 euro, una differenza del 6,1% rispetto alla media europea del 16,7% (Eurostat 2014). Un dato che – almeno in questa circostanza – ci fa guadagnare il terzo posto nella classifica gender gap con gli altri Paesi Ue. Ma che comunque non ci fa tirare un sospiro di sollievo.
È vero. Abbiamo messo un po’ da parte moda e bellezza per puntare invece su noi stesse, per affermarci professionalmente dando uno slancio all’empowerment rosa. Ma la strada verso l’imprenditorialità femminile è ancora lunga a causa della disuguaglianza di genere. I dati? La disuguaglianza di reddito nell’Unione europea è al 40% e il divario complessivo di guadagno tra uomo e donna è del 39,7%.
What to do? L’Agenzia dell’Unione europea per la disuguaglianza di genere (Eige) ha messo nero su bianco qualche spunto, oltre a qualche dato concreto. Nell’ultimo Rapporto sui benefici economici dell’uguaglianza di genere, presentato il 2 giugno 2017 scorso a Malta, vengono indicati i benefici per l’Ue che deriverebbero da un reale investimento in politiche di lavoro per l’uguaglianza di genere tra uomini e donne: circa 10,5 milioni di posti di lavoro in più entro il 2050 e l’aumento dell’occupazione all’80%. Di conseguenza, politiche di questo raggio metterebbero un freno alla precarietà dei contratti di lavoro (il 27% delle donne europee ha un lavoro precario rispetto al 15% degli uomini).
Dunque, fino al 2050 la strada è ancora lunga. Ma ci siamo mai tirate indietro noi donne?