Dalla presentazione di Mario Draghi del Rapporto sulla competitività dell’UE ci sono tre parole-chiave che incorniciano il futuro dell’UE: visione, resilienza, sicurezza.
Mario Draghi parla di visione per l’Unione europea
Sottolinea l’importanza di “fare il punto della situazione senza mentire a se stessi” e intervenire oggi per la domanda di crescita già in corso e sulla quale peserà la riduzione della forza lavoro entro il 2040, a causa del calo demografico che tocca tutta l’Europa. Non solo l’Italia.
È alla visione che si affianca la capacità di portare l’innovazione europea allo step successivo della commercializzazione. È fondamentale trattenere i ricercatori europei qui nel made in Europe, davanti alle proposte di Stati Uniti e Cina, perché “idee e ambizioni non mancano”, ma è importante che queste si traducano in opportunità ed espansione nell’UE, semplificando le regole e “rimuovendo gli ostacoli”.
Resilienza
Draghi parla allora di resilienza. Nella forma di sostenibilità dei processi e capacità di questi di resistere nel lungo periodo nelle aree in cui è necessario intervenire: ricerca&innovazione, decarbonizzazione e approvvigionamento delle risorse (come semiconduttori ed energia). Insieme all’importanza di costruire e rafforzare una vera e propria “comunità” degli Stati membri dell’UE, in grado di pensare insieme e guardare a un “focus” comune.
Sicurezza
Infine, Draghi parla poi di sicurezza. La “precondizione per una crescita sostenibile”. E la parola-chiave più solida di tutto l’intervento.
È quasi liberatorio che a mettere nero su bianco il concetto di sicurezza sia l’ex-presidente della BCE. Nel contesto in cui è inserito – economico, quale è appunto il Rapporto sulla competitività – il concetto di sicurezza viene allo stesso tempo depoliticizzato e politicizzato: dalla sua accezione politica, viene de-strumentalizzato e immesso nell’agenda setting europea a vantaggio del nuovo futuro dell’UE e della politica europea.
La sicurezza non è più solo una questione di partito, né di confini. Diventa così una questione economica, di sviluppo e progresso a beneficio dei cittadini europei “che stanno diventando sempre più poveri” – ricorda Draghi. Per questo si fa necessaria una “politica estera economica dell’UE”: per costituire una struttura solida in grado di sopravvivere nei casi di tensioni geopolitiche e minacce alla sicurezza degli approvvigionamenti.
Insomma, nel consegnare 400 pagine di Report sulla competitività, Draghi consegna certamente un programma di interventi da mettere in pratica fin da subito per superare la “lenta agonia” cui l’Unione europea rischia di andare incontro.
Ma restituisce anche una nuova stagione di politicizzazione. Che è ciò di cui l’UE ha anche bisogno.