Negli ultimi anni, la consapevolezza attorno al ciclo mestruale è cresciuta. Ne parliamo liberamente e combattiamo con più forza e spirito di condivisione alcuni tabù che gravitano attorno a una condizione femminile imprescindibile che si riflette su diverse sfere: della fisicità e della salute delle donne prima di tutto, ma anche dell’economia e della società. Queste ultime legate rispettivamente alla period poverty, ovvero l’impossibilità economica di poter accedere ai prodotti mestruali e dunque a garantirsi una corretta igiene mestruale, e all’inclusione. E proprio all’inclusione, insieme ad altri fattori come la sostenibilità, guarda Queesy, start-up di prodotti mestruali biodegradabili pensati e personalizzati per le donne… Da donne? No, da due uomini: i due co-founder Alessandro e Riccardo, che ho avuto il piacere di conoscere al primo evento TEDxSapienzaU.
Ciao ragazzi, benvenuti. Prima domanda d’obbligo: perché due maschietti alla guida di prodotti femminili?
È una delle domande che riceviamo più spesso, sin dal primo giorno in cui siamo nati con il progetto Queesy. La nostra risposta preferita è: perché no? Il progetto Queesy nasce dopo aver notato che in Inghilterra, dove studiava Alessandro, il ciclo mestruale era vissuto molto più “semplicemente” ed era “digitalizzato”, nel senso gestito attraverso un servizio online che permetteva di scegliere il mix di assorbenti all’interno delle scatole e di ricevere il tutto in maniera ricorrente direttamente nei dormitori. Tornando in Italia, abbiamo notato che il ciclo mestruale era ancora troppo “tradizionale” e nella maggior parte dei casi venivano acquistati prodotti poco sostenibili per l’ambiente, soprattutto a causa delle poche informazioni a disposizione dei consumatori e di una scarsa conoscenza del mondo mestruale. Così abbiamo deciso di unire l’aspetto dell’innovazione a quello della sostenibilità ambientale.
Secondo voi si parla abbastanza e bene di ciclo mestruale in Italia?
Il ciclo mestruale è sempre stato un tema tabù e questo ha prodotto un circolo vizioso da cui è difficile uscirne senza un contributo attivo da parte di tutti gli attori coinvolti. Basti pensare all’educazione sessuale del tutto assente all’interno della maggior parte delle scuole italiane, che produce una grande ignoranza sul proprio corpo, sui suoi bisogni e sulle sue esigenze naturali. Oppure possiamo parlare del modo in cui le mestruazioni vengono trattate all’interno delle pubblicità o, ancora, ai colori eccessivamente femminili e infantili (quali rosa, lilla, viola) utilizzati per le confezioni di assorbenti. Tutto ciò ha portato alla creazione di tabù attorno al tema, mostrando il ciclo mestruale e le mestruazioni come un evento “strano” che deve rimanere nel privato della donna e non deve essere mostrato all’esterno senza considerare, però, che il ciclo può avere anche effetti, più o meno evidenti, sulla vita personale e lavorativa di una persona. E, dunque, meritano di essere conosciuti più dettagliatamente sia dalle donne che dagli uomini. Fortunatamente tutto ciò sta pian piano scomparendo tramite l’accesso a migliori informazioni online e a una nuova generazione più aperta al dialogo trasparente e, secondo noi, la parità di genere e una società più equa si raggiungono soprattutto quando uomini e donne lottano insieme per qualcosa, senza creare la classica lotta “uomini vs. donne” che spesso si legge tra le righe.
In che modo Queesy contribuisce a favorire l’inclusione e a promuovere un approccio di empowerment, nelle sfere professionale e femminile?
Se pensiamo che circa l’86% delle donne ha avuto le mestruazioni in un luogo pubblico senza disporre dei prodotti necessari con sé e senza che l’organizzazione li metta a loro disposizione in maniera gratuita, capiamo quanto sia esteso e sentito il problema. Eppure gli assorbenti sono un bene di prima necessità, un prodotto essenziale per l’igiene femminile al pari della carta igienica. Sono un simbolo di inclusione e di attenzione verso i bisogni femminili. Quindi per quale motivo in azienda o in qualsiasi luogo pubblico non viene fornito questo articolo? Empowerment e inclusione sono due dei valori fondamentali del progetto Queesy. Al momento collaboriamo con molte aziende a livello nazionale per rendere gli spazi lavorativi più inclusivi ed equi, fornendo un servizio dedicato alle aziende che permette di gestire a 360° le mestruazioni sul luogo di lavoro attraverso la fornitura di assorbenti e prodotti mestruali eco-sostenibili. Le aziende nostre clienti sono tra le più virtuose e tra le più attive nelle tematiche della Diversity&Inclusion; dunque, hanno una maggiore lungimiranza nel comprendere l’effettivo bisogno della propria popolazione femminile. Siamo convinti che nei prossimi tre anni molte altre aziende comprenderanno che è inaccettabile e ingiusto non avere assorbenti nei propri bagni, complici anche tutte le iniziative governative per ridurre il gender gap all’interno delle organizzazioni pubbliche e private.
La Spagna ha dato il via libera al congedo mestruale per chi soffre di mestruazioni dolorose. È il primo Paese in Europa a farlo: secondo voi è una politica che va in una direzione giusta e inclusiva?
Assolutamente si. È una strada che speriamo venga presa da tutti i Paesi europei. Purtroppo il congedo mestruale è un tema troppo spesso incompreso e utilizzato per creare sterile polemica. La causa è sempre da ricercare nella scarsa conoscenza delle mestruazioni da parte non solo del mondo maschile, ma anche di quello femminile. In molti, infatti, non sono a conoscenza dell’esistenza di vere e proprie malattie legate al ciclo mestruale che possono rendere davvero invalidante la vita di una persona. Basti pensare all’endometriosi e agli enormi dolori che questa comporta e alla conseguente incapacità di svolgere normali attività quotidiane. Lavorare in certe condizioni non è rispettoso per la persona e al tempo stesso non porta alcun vantaggio all’azienda, perché la produttività è praticamente nulla. E allora perché si creano tanti problemi a riguardo? La cultura presente in molte aziende è di vecchio stampo, quella per cui un buon lavoratore è quello che non salta mai un giorno in ufficio e lavora anche con febbre a 40: la presenza è molto più apprezzata dell’effettiva produttività. Di conseguenza, assentarsi per i dolori mestruali è un qualcosa di impensabile e assurdo, strettamente legato alla scarsa voglia di lavorare. Il congedo mestruale è dunque sinonimo di civiltà, di maturità ed empatia da parte delle persone al governo. La Spagna ha dimostrato di avere tutto ciò. Inclusione significa anche comprendere i bisogni dell’altro genere e trovare una giusta ed equa soluzione per soddisfarli.
Il progetto Queesy: https://queesy.com/pages/faq-1
Queesy workplace: https://queesy.com/pages/queesy-workplace