Premessa. Non linkerò l’articolo del Corriere perché non voglio favorire le visualizzazioni a un articolo che di giornalistico non ha nulla.
Detto ciò, andiamo subito al punto. Il pezzo del Corriere su Chiara Ferragni e le sue amiche a Ibiza nel weekend del suo nubilato è un’offesa a tutte le donne: magre, curvy, bionde, more, rosse o castane. In una società dell’apparenza, dove Instagram è fatto per il 90% di Fittea, taglie skinny e filtri rosa, il compito di chi sta dalla parte dell’Instagram verità – come dovrebbe fare il giornalismo serio – dovrebbe essere quello di invertire il modello che fino ad ora è cresciuto e si è alimentato a forza di fotoritocco e codici sconto e non quello di fomentare pulsioni e istinti delle malelingue online. E quello che è successo ieri è stato sfruttare la fama di una donna esposta mediaticamente per guadagnare clic e visualizzazioni.
La foto di Chiara Ferragni e delle sue amiche -da rotonde ad atletiche a solo sosia in meno di qualche ora- non ha nulla per cui debba essere criticata o polemizzata. E cambiare il titolo del pezzo per tre volte, lasciando invariato il contenuto, è una paraculata, oltre che una caduta di stile per quello che è uno dei giornali italiani più importanti, considerata tutta la vicenda.
Corriere.it avrebbe dovuto scrivere della bellezza di donne che decidono di farsi fotografare per quelle che sono, senza fotoritocco e senza la pretesa di somigliare a qualcuno (o a Pamela Anderson in Baywatch) e di una donna trentenne in carriera che ha avuto una gravidanza e che si mostra ai suoi 13 milioni e mezzo di fan nel weekend del suo nubilato con i suoi kg in più e le smagliature post-parto. Senza ‘spottoni’ e senza photoshop. Ma con il piedino ‘alla Barbie’, perché un po’ di altezza non fa male a nessuno e se il tacco manca nessuno ci vieta di slanciare il nostro corpo, piuttosto che post-produrlo, levigarlo e ritoccarlo.
Che poi -se proprio vogliamo dirlo- di rotonda non c’è nessuna in quella foto. Non so che modelli di rotondità e magrezza abbia in mente il Corriere, perché le amiche ‘sosia’ della Ferragni a me sembrano tutte in forma, più che rotonde. Ma, anche se fosse, non siamo libere di farci fotografare così come siamo? Con i nostri inestetismi, la nostra ritenzione idrica, la buccia d’arancia e il rotolino di grasso sulla pancia? La corsa isterica alle visualizzazioni del giornalismo online negli ultimi anni ha prodotto articoli trash dove il clic di chi vive di apparenza e post produzione vale più del coraggio di chi non ha paura di esporre il proprio #kulolibero, di chi è consapevole del proprio corpo e si apprezza così com’è. Fare passare un messaggio del genere è cattiveria, oltre ad essere ‘disgustoso’ – come Chiara Ferragni l’ha definito rispondendo all’articolo sul suo account Instagram – nei confronti di tutte quelle donne che combattono ogni giorno con problemi seri legati al proprio corpo e alla propria fisicità.
Dovremmo smetterla di fare il gioco di chi ci vuole una contro l’altra, di chi esalta modelli femminili solo dalla 38 in giù e ci spaccia bibitoni che fanno finire in ospedale. E, piuttosto, ricordare a noi stesse e agli altri che siamo libere di vivere la nostra femminilità come più ci piace, rotonde o secche, bionde, more, rosa o gialle. In bikini o in intero, in tacco o in sneakers. Non dobbiamo rendere conto a nessuno di chi siamo e cosa vogliamo, solo a noi stesse e alla nostra ambizione. Dovremmo partire proprio dai social, da chi ci vede come delle Barbie*, più che delle imprenditrici, delle ricercatrici, ingegneri, architette o medici: delle donne in carriera. Dovremmo cominciare col mostrare la nostra caparbietà rosa a chi vuole seminare odio al femminile e a chi, invece del successo di una donna, ci vede una festa-reality. Ecco come: dovremmo partire dalla fiducia in noi stesse e da ciò che ci rende felici, rotonde oppure no. E comunque #BodyShamingIsForLosers, sempre.
*Ma che poi Barbie è un’offesa?! Io avevo Barbie universitaria quando ero piccola ed esiste Barbie scienziata, Barbie paleontologa, Barbie veterinaria, Barbie calciatrice.. E tante altre ancora.
Innanzitutto personalmente, apprezzo la sua sincerità nel riconoscere l’errore e nell’impegnarti a trasformare questa situazione in qualcosa di positivo.Tuttavia, vorrei condividere apertamente la mia opinione. Le sue scuse e la donazione sono passi importanti, ma ritengo che, in linea con la dignità e la responsabilità che dichiari di possedere, sarebbe altrettanto significativo pagare la multa decisa dall’Agcm. Comprendo che questo possa essere un passo difficile, ma contribuirebbe a consolidare il tuo impegno nella correzione dell’errore.Spero che questa richiesta venga accolta con apertura e che tu consideri seriamente questa possibilità. La coerenza tra parole e azioni è fondamentale per mantenere la fiducia e la trasparenza.
Lasciate stare il resto del mondo ma se siete in va reta neanche dovette guardare destra e sinistra.
[linda