
Chi ha detto che Instagram è fatto solo per influencer e blogger?
Maria Elena Boschi, sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio nell’esecutivo Gentiloni e ministro per le Riforme costituzionali e i rapporti con il Parlamento sotto il Governo Renzi, ci ha visto lungo sui social. Maria Elena Boschi ha aperto il suo profilo Instagram pubblicando la sua prima foto il 12 giugno 2017, lanciando l’hashtag personale #instameb. Le reazioni? Amare e contrarie – e prevedibili – da parte di chi ancora si rifiuta di comprendere ruolo e potenza di un social media come Instagram.
We need #instameb
Polemica o no, MEB è in realtà l’account di cui avevamo bisogno in Italia per smontare l’ipocrisia che il politico stia solo sui giornali. Lo storytelling politico, oggi, si fa sui social network prima e ai microfoni dei giornalisti dopo: è lì che il politico racconta se stesso e la sua esperienza, interagisce con i cittadini e si avvicina a loro con like e cuoricini.
Il linguaggio dei social diventa così lo strumento chiave per interagire e confrontarsi aprendo una vera e propria conversazione, non più una sola comunicazione unidirezionale. Instagram è il social network delle foto e delle stories: l’immagine cattura l’attenzione – il marketing insegna – permettendo al cittadino supporter di entrare a far parte della vita del politico. In breve, Instagram umanizza il politico, consentendo all’elettore di sentirsi più vicino al suo candidato.
Un esempio consolidato? Emmanuel Macron approdava su Instagram nel settembre 2016 con una foto che lo ritraeva nel pieno di un pranzo insieme ad alcuni dei lavoratori della Fiera agricola di Châlons-en-Champagne. La ricetta per la presidenza? Una caption concisa, hashtag personalizzati e l’engagement di chi sa parlare ai cittadini.
L’hashtag come nuovo strumento di dialogo
L’hashtag #instameb non è altro che lo strumento di disintermediazione che Maria Elena Boschi ha scelto per raccontarsi e comunicare con loro. Giovani, adulti e Millennial.
Instagram è, infatti, il social network che conta oggi circa 14 milioni di utenti attivi (popolato per lo più da giovani), dove l’80% di questi segue un’azienda (giugno 2017). Una piattaforma, quindi, che raccoglie più realtà, dal travel al lifestyle, dall’impresa al food blogging, e sulla quale si svolgono già progetti di marketing e affiliazione online. Inutile dirvi che tra qualche anno il lavoro si giocherà per la gran parte sui social network. E così sarà per il consenso politico, che già oggi si muove attraverso i Big data.
Ma allora perché tutto questo rumore per #instameb?
Nel 2012 Obama pubblicava la foto del suo famoso abbraccio con la moglie Michelle e in tre parole e un tweet raccontava la fine di un mandato e l’inizio di un altro. Con un’immagine e poco meno di 140 caratteri raccontava la sua storia. Faceva storytelling.
La differenza con Maria Elena Boschi? Nessuna. Le voci attorno a #instameb non sono altro che uno dei sintomi del rapporto insano che gli italiani vivono con i social network: dalle fake news a #likeforfollow, siamo stati abituati ad interpretare Instagram come una piattaforma ad esclusivo uso degli influencer. Il risultato? La misoginia e l’ipocrisia di chi dei social network non ne fa un’ispirazione, ma un bersaglio. Contro le donne, da una foto postata in palestra a un selfie in elicottero.