Se nel pieno della mia adolescenza mi avessero detto che un giorno un/una influencer avrebbe fatto la differenza in tema di prevenzione e salute, avrei cominciato ad argomentare a botta e risposta di scetticismo e ironia. Ma negli anni della mia adolescenza non esistevano gli influencer e non esisteva Instagram, ma esistevano i progetti di promozione nelle scuole, le piazze e le pubblicità progresso. Oggi le pubblicità progresso esistono ancora (così pare), ma tra una propaganda da una parte e il bisogno di sicurezza dall’altra, ci stiamo rimettendo la salute.
Dove non arriva lo Stato arriva l’influencer
Nel caso in cui, infatti, non ve ne foste accorti, il Governo (del Cambiamento) ha deciso di non partecipare quest’anno a nessuna campagna di promozione e sensibilizzazione nella giornata mondiale della lotta contro l’AIDS (che, per rinfrescarci tutti la memoria, è stata il 1° dicembre). Ci ha pensato Giulia Valentina a smuovere (inaspettatamente) le coscienze di tanti giovani, maschi e femmine, portandoli di fronte alla consapevolezza di fare il test dell’HIV.
Giulia Valentina quest’anno è tra i testimonial della campagna di Anlaids nella lotta contro l’AIDS. Ma non è stato il suo volto in Piazza Gae Aulenti a spingere followers e non a fare il test dell’HIV. Giulia Valentina ha fatto quello che le è venuto naturale fare nella settimana della prevenzione contro l’HIV: comprare il kit in farmacia, fare il test e documentarlo nelle sue stories, con annessa video-istruzione. Il buon esempio di Giulia Valentina ha spinto numerosi tra i suoi followers a tirar fuori il coraggio (sì, coraggio) e fare la cosa giusta facendo autonomamente il test. C’è chi l’ha comprato in farmacia e chi invece su Amazon. C’è chi, tra i followers che hanno deciso di condividere la propria esperienza, ha detto “grazie Giulia per avermi influenzato”, ma non solo. La voce (e l’Instagram-verità) di Giulia Valentina su un tema così importante per la salute di tutti ha portato anche alla condivisione dell’esperienza di chi vive con questa malattia o convive con chi ne soffre, mettendo(ci) di fronte al riflesso di una verità che ci riporta coi piedi per terra e ci ricorda che la vita (e l’Instagram) non è fatta solo di travel, food e #tbt.
#Tiriguarda e ci riguarda, ma non al Governo
Dove non arriva lo Stato (e la politica) arriva l’influencer. Se il fine giustifica i mezzi, la decisione di non aderire a campagne di sensibilizzazione sull’AIDS, a quanto pare, sarebbe da imputare tutta alla crisi economica (vecchia amica), decisione che dal ministero della Salute all’Espresso è stata giustificata come segue: ‘Le campagne hanno un costo per motivi anche economici preferiamo mantenere vivi gli slogan che abbiamo utilizzato negli anni scorsi’.
Buone nuove – si fa per dire – sul fronte prevenzione. La contraccezione gratuita e sicura non vedrà la luce neanche questa volta. Alla legge di Bilancio, infatti, di recente è stato bocciato un emendamento che prevedeva la distribuzione gratuita dei profilattici agli under 26, per i richiedenti asilo, per le persone affette da malattie sessualmente trasmissibili (MST) e per le donne che si sono sottoposte a un’interruzione volontaria di gravidanza.
Nel frattempo, poi, mentre 14 città italiane hanno aderito alla campagna #Tiriguarda di Anlaids (sì, quella dove c’è Giulia Valentina, ma anche Paola Turani, i The Jackal e altri volti noti) l’amministrazione di Roma si è rifiutata di esporre la campagna – ha spiegato Paolo Iabichino, autore della campagna, su Wired – forse per un ‘linguaggio troppo deciso’.
E mentre a Londra i casi di HIV diminuiscono drasticamente di anno in anno, grazie alle campagne di prevenzione e sensibilizzazione, in Italia si contano 4000 casi all’anno in più, per un totale di circa 15 mila persone sieropositive inconsapevoli.
A questo punto potrei fare un elenco di dati, statistiche, rapporti e ricerche recenti. Basterebbero? No, se l’equilibrio tra politica e salute, Stato e sanità è segnato dall’influencer. O forse sì?