Siamo Millennial, non invincibili. Come sta la nostra salute mentale

salute mentale

La salute mentale è in cima alle preoccupazioni delle nuove generazioni. A fotografare lo stato delle cose ci aveva pensato già Deloitte, la scorsa primavera, nel suo Report dedicato a Gen Z e Millennials al lavoro.

Per noi giovani, infatti, la salute mentale conta molto come criterio di scelta lavorativa: 78% per i Millennial come me, 73% per la Gen Z. Un dato che non si conta da solo, ma che si accompagna ad altre preoccupazioni e temi che fanno l’agenda quotidiana, di noi trentenni e di chi si avvicina alla soglia.

La salute mentale si fa così contenitore di altre categorie, come la possibilità di costruirsi una famiglia o di comprare casa. Sempre secondo il Report di Deloitte, se l’economia non migliorerà da qui all’anno prossimo, “sarà molto difficile o impossibile mettere su famiglia”: è un pensiero che fanno il 71% dei Millennial e il 63% della Gen Z.

È per via anche di queste premesse che, oggi, diamo grande valore al tempo extra-lavorativo. Che sia lo sport o un corso di cucina, rivendichiamo sempre di più il diritto alla disconnessione, in salvaguardia della nostra salute mentale. Siamo proprio noi Millennials ad accusare di più l’ansia e lo stress (42% contro la media globale del 39%), mentre ricerchiamo il work-life balance e la flessibilità, tali da permetterci di trovare il nostro posto nel mondo.

La salute mentale è anche tra i punti dell’agenda europea (già nella programmazione del SOTEU 2022), dunque il benessere psicologico tra gli impegni della Commissione europea che, già a giugno di quest’anno, ha delineato “un nuovo approccio globale alla salute mentale” per metterla “sullo stesso piano della salute fisica”. Tradotto, 20 iniziative faro e 1,23 miliardi di euro di finanziamenti UE da diversi strumenti di sostegno per aiutare gli Stati membri a “mettere al primo posto le persone e la loro salute mentale”.

Nero su bianco, quindi, per un piano che si concentra su tre principi guida (prevenzione, assistenza e reinserimento) e si concretizza in azioni specifiche:

promuovere una buona salute mentale, attraverso la prevenzione e l’individuazione precoce;

investire nella formazione e nello sviluppo di capacità per rafforzare la salute mentale in tutte le politiche e migliorare l’accesso alle cure e all’assistenza;

garantire una buona salute mentale sul luogo di lavoro, sensibilizzando sul tema e migliorando la prevenzione;

proteggere i bambini e i giovani durante gli anni più vulnerabili e formativi;

rivolgere l’attenzione ai gruppi vulnerabili con sostegno mirato (come anziani e/o migranti e rifugiati);

porsi come esempio internazionale, sensibilizzando e fornendo un sostegno di qualità per la salute mentale nelle emergenze umanitarie.

Non è un caso che nella stessa Dichiarazione europea sui principi e diritti digitali (firmata a dicembre 2022 dalle tre istituzioni – Commissione, Consiglio e Parlamento), tassello della strategia del Decennio Digitale, la Commissione europea faccia riferimento anche al benessere personale, in chiave digitale. Ovvero, mettendo proprio le persone al centro della trasformazione digitale.

Per saperne di più, qui di seguito la strategia UE per la salute mentale della Commissione europea

Elania Zito
Elania Zito

Sono Elania e sono una Digital Communication & PR Strategist. Sono specializzata in comunicazione e linguaggi, in particolare in comunicazione europea e integrazione europea. Racconto l’Europa fuori dalla bolla con la mia newsletter Bubble e il podcast settimanale UEcup!, ho un Dottorato di Ricerca in Studi Politici e lavoro principalmente con Bruxelles. Ho scritto “La comunicazione politica in Italia” e un saggio sulla leadership di Mario Draghi.

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