Rendere l’ambiente online più sicuro, più equo e trasparente. È questo l’obiettivo del Digital Services Act (DSA) che dal 17 febbraio diventa applicabile per tutte le piattaforme online, proteggendo gli utenti dell’Unione europea da beni e contenuti illegali e tutelandone i diritti.
La legge sui servizi digitali, in vigore dal 25 agosto 2023 per le grandi piattaforme e i motori di ricerca molto grandi (VLOPs e VLOSEs, con oltre 45 milioni di utenti), aggiunge nuove responsabilità per gli intermediari online, fatta eccezione per le piccole e microimprese con meno di 50 persone e con un fatturato inferiore ai 10 milioni di euro annui.
Cosa prevede il Digital Services Act
La legge sui servizi digitali regola le piattaforme online, ovvero i servizi online che connettono gli utenti con i prodotti, suddividendole in diverse categorie sulla base delle singole caratteristiche: grandezza, impatto e ruolo. Ogni categoria include anche altre: è il caso, per esempio, delle piattaforme riconosciute come VLOPs che sono, allo stesso tempo, anche servizi di hosting e intermediari e dunque soggetti alle regole del DSA.
Ricadono sotto il DSA, poi, anche le piattaforme online che operano semplicemente come tali, per il quale l’utente può conservare e disseminare le informazioni e include, inoltre, i servizi di hosting (ad esempio i servizi cloud), i provider di accesso a internet e i domini di sistema.
Cosa cambia con il Digital Services Act
Le piattaforme online dovranno attuare misure per rispondere agli obblighi generali quali:
- contrasto a contenuti, merci e servizi illegali, abilitando la possibilità per gli utenti di segnalare i contenuti illegali, compresi beni e servizi (attraverso ad esempio un pulsante per le segnalazioni)
- divieto di dark patterns (modello oscuro), per far sì che le interfacce non siano disegnate in maniera da ingannare gli utenti
- protezione dei minori, con misure di protezione più elevate e divieto di uso di annunci profilati sui loro dati personali
- informazione sugli annunci (ads) pubblicitari agli utenti su ciò che vedono online, indicando perché e per conto di chi è attiva quella specifica ads
- divieto di ads profilate su dati sensibili come l’orientamento politico, il credo religioso, l’orientamento sessuale (il GDPR viene rafforzato)
- moderazione dei contenuti
- informando l’utente e motivando la scelta di rimozione del contenuto o sospensione dell’account nei casi di incompatibilità con i termini e le condizioni della piattaforma o di contenuti illegali
- prevedendo l’accesso a un meccanismo di reclamo
- pubblicando annualmente un report sulle procedure di moderazione
- cooperando con le autorità nei casi di attività sospette
- trasparenza di termini e condizioni
- nomina di punti di contatto per utenti, autorità e Commissione europea
Contrasto alla disinformazione
Con il Digital Services Act, le piattaforme online – soprattutto quelle di dimensioni molto grandi (VLOPs e VLOSEs) – sono più responsabili delle azioni intraprese nel contrasto alla disinformazione. Con la moderazione dei contenuti e della pubblicità online, così come con l’attività su algoritmi e attenuazione dei rischi, le piattaforme online giocano un ruolo fondamentale nel promuovere la buona informazione e incidere sul rispetto della democrazia, contrastando la manipolazione dei processi elettorali.
Lavorando in un quadro di coregolamentazione, al Digital Services Act si associano altri strumenti di supporto come il Codice di buone pratiche sulla disinformazione, aggiornato nel 2022 e ad oggi firmato da 34 piattaforme online e lo stesso ECAT, il Centro europeo per la Trasparenza Algoritmica, inaugurato ad aprile 2023 a Siviglia e con il compito di assistere la Commissione europea nell’applicazione del DSA nei sistemi algoritmici.
Coordinatori dei servizi digitali negli Stati membri
Dal 17 febbraio, le piattaforme online – ad eccezione delle grandi indicate come VLOPs e VLOSEs – saranno controllate dalle autorità nazionali indipendenti che, all’interno degli Stati membri, svolgeranno attività di Coordinatore nazionale dei servizi digitali (Digital Services Coordinator, DSC). Le autorità avranno il compito di garantire che le piattaforme rispettino le nome, applicando il Digital Services Act sul territorio. In Italia svolgerà il ruolo di Coordinatore nazionale dei servizi digitali l’AGCOM. Nello specifico, i Digital Services Coordinator:
- saranno il primo punto di contatto nei casi di reclamo da parte degli utenti, nei casi di violazione del DSA da parte delle piattaforme online non VLOPs e VLOSEs
- indicheranno gli organismi di risoluzione extragiudiziale delle controversie e i segnalatori attendibili
- elaboreranno le richieste dei ricercatori per l’accesso ai dati delle piattaforme di grandi dimensioni (VLOPs e VLOSEs) per ricerche specifiche.
Comitato europeo per i servizi digitali
Infine, il Comitato europeo per i servizi digitali è l’organo consultivo costituito dai coordinatori dei servizi digitali e dalla Commissione europea e avrà il compito di garantire l’applicazione coerente del Digital Services Act, oltre che il rispetto dei diritti per tutti gli utenti in tutta l’Unione europea, indipendentemente dal luogo in cui sono stabilite le piattaforme online.