Per la prima volta nella storia, martedì sera la Fifa Women’s World Cup è stata trasmessa su Rai 1. Non so a voi quanto abbia fatto effetto questa cosa, ma a me ha suscitato una forte emozione, considerato che – a quanto pare – ci è voluto il 2019 per poter finalmente vedere in tv le nostre azzurre in campo. Anche se, purtroppo, non sono ancora considerate professioniste. Perché abbiamo aspettato così tanto? Molto probabilmente perché in Italia siamo tutt’oggi ancorati a vecchi retaggi culturali e viviamo di bigottismi del tipo “va bene tutto, purché non a casa mia”. Ecco, sono convinta che questa sia la ragione di fondo. Senza presunzione.
#RagazzeMondiali: empowerment e ispirazione
Ad ogni modo, anche se ci siamo svegliati tardi: thanks God it’s 2019! E la fortuna di vivere nell’era degli hashtag, dello share e dei cinguettii è proprio quella di fare da cassa di risonanza al record di milioni di ascolti (3 e mezzo solo in Italia) ai Mondiali di Calcio Femminile che – come mai prima d’ora dal 1991 (anno della prima edizione) – stanno godendo di una forte visibilità mediatica in tutto il mondo. Insomma, quello su cui vorrei mettervi all’attenzione è che c’è dell’empowerment femminile online con #RagazzeMondiali su Twitter. #RagazzeMondiali, infatti, non è solo un hashtag: è una rivincita per tutte, adulte, giovani e bambine. È modello e integrazione, girl power e ispirazione. È l’ennesima dimostrazione che siamo un numero molto grande e che siamo in grado di portare online l’offline e viceversa. Così come siamo pronte a supportarci a vicenda e a tenerci per mano per andare avanti insieme, come nella campagna di comunicazione “Dream Further”di Nike – che è lo spot che avrei voluto vedere da bambina tra un episodio di Dawson’s Creek e un allenamento di Mila Hazuki.
Non restiamo in panchina
Ma certo, ci è voluto il 2019 per vedere le Azzurre in tv e, probabilmente, per sdoganare quegli stereotipi che – ancora negli anni Novanta – ci facevano distinguere severamente i giochi rosa da quelli azzurri. By the way, è per tutta questa serie di premesse – comprese le mie ambizioni sportive da ragazzina – che, quando i Mondiali di Calcio Femminile saranno finiti, non dovremmo parcheggiarci in panchina e restare a guardare. Mi spiego meglio. Nonostante i milioni di ascolti e l’«esplosione di interesse commerciale per il calcio femminile» – come ne ha scritto il Financial Times qualche giorno fa – il rischio che ci dimenticheremo delle donne mondiali non è poi così basso come invece l’entusiasmo da tifoseria potrebbe spingerci a credere. Così come, allo stesso tempo, è alto il rischio che resti tutto contenuto in 140 caratteri e cinguettii. Non possiamo lasciare che #RagazzeMondiali resti solo un hashtag nei feed di Twitter: dobbiamo fare in modo che tante voci fuori dal coro diventino un’unica voce di donne. Amiche, colleghe, mamme, sorelle, zie, tate, commesse, impiegate, freelance: abbiamo conquistato la nostra metà di campo, ma abbiamo ancora tante partite da vincere. Come il divario salariale di genere, la differenza di genere nell’occupazione, la tassa sugli assorbenti e la discriminazione sui luoghi di lavoro. Senza dimenticare il mobbing per gravidanza e il congedo di maternità.
Da #RagazzeMondiali a #donnemondiali
Sarà pure il 2019, ma ci sono ancora cose che non vanno e non possiamo lasciare che qualcuno decida per noi, del nostro corpo e delle nostre volontà. Non possiamo lasciar correre pensando ingenuamente che le bolle si sgonfieranno o lasciare che le più piccole, che stanno crescendo al nostro fianco, si ritrovino un giorno a combattere ancora contro qualcosa o qualcuno. C’è ancora molto da fare: dalla ricerca al tech, dalle STEM allo sport, dalla cultura al fashion passando per l’imprenditoria. Che sia con un thread o con un video, dobbiamo farci sentire. Abbiamo ancora molti vertici da occupare, bambine da ispirare e speech da presentare. Eccoci, quindi, da ragazze a #donnemondiali: non restiamo in panchina, diamo il via a questo calcio d’inizio!
P.S.: E un grande in bocca al lupo alle nostre Azzurre agli Ottavi!